Thursday 5 January 2012

il piccolo grande cuculo dal becco scanalato


29 dicembre, due del pomeriggio. Sono sola a casa, cerco di lavorare in attesa di andare in aeroporto a prendere Irene e Roberta di ritorno dalla vacanza scriteriata a Byron Bay. Eccolo li', il telefono di casa che suona.  I casi sono sempre e solo due (quando in Italia e' notte fonda) o e'  il papa' di Ale o e' il numero di emergenza di Sydney Wildlife.  In entrambi i casi la parola d'ordine e' non rispondere!  Mentre il nastro scorre e registra e la voce lancia il suo messaggio di richiesta di soccorso, quasi non respiro e di certo non faccio rumori, chissa' mai che mi scoprano che sono qui, di fianco al telefono e me ne guardo bene dal sollevare il ricevitore. Mi sentro un mostro ma davvero fare il volontario a Sydney Wildlife, a giudicare dal numero di chiamate e richieste di interventi, sarebbe un lavoro a tempo pieno, naturalmente sabato e festivi inclusi.

Io poi ho Gully che e' una cacciatrice indefessa e appena sente odore di selvatico va in uno sbattimento tale che sembra pazza e stiamo in una casa in affitto senza uno spazio adatto ad ospitare i vari orfanelli, feriti, disorientati, caduti dal nido e quant'altro capita ogni giorno da 'ste parti ai mille uccelli che qui intorno volano, cantano, ridono, chinguettano, starnazzano. Ale non collabora, non ne vuole sapere di uccelli o altra fauna endemica; per il salvataggio di balene e delfini mi aveva seguito (ancora mi chiedo quanto possa essere forte l'amore!) ma di Sydney Wildlife non ne vuole sapere e vedo una luce sinistra brillargli negli occhi quando cancella i messaggi lasciati dai vari volontari sul nostro numero di casa.

E poi Katharina ha ancora il mio rescue box da quando insieme abbiamo soccorso le 11 paperette figlie di anatra scema che aveva deposto le uova su una piccola ciminiera condominiale. Insomma, sono giorni che non rispondo agli appelli, ne' sul fisso nel sul cellulare e mi riprometto, per coerenza anche verso me stessa, di dimettermi da Sydney Wildlife. Scrivero' che non ho tempo, che non ho la macchina, che Katharina ha il mio rescue box, che sono in affitto, che ho Gully, che il mio compagno e' disposto ad ospitare balene e delfini in casa ma kukabarra e corvacci no e poi, comunque, sono anche italiana e non conosco le specie australiane e a volte non capisco nemmeno che tipo di uccello devo andare a salvare. Scrivero', e' deciso.  Anzi, mentre sento la voce rauca di un povero volontario di nome Nicholas che in un pomeriggio di festa di fine anno risponde alla chiamate di soccorso e cerca volontari che stanno immobili e neppure respirano vicino al telefono per paura che lui possa sentirli. Mentre clicco su "nuovo messaggio" per scrivere al mio coordinatore di SW che mi tiro indietro, non posso fare a meno di ascoltare il messaggio di 'sto Nicholas e, ad aumentare la mia determinazione e le mie motivazioni, non riesco a capire che diavolo di animale dovrei andare a recuperare.  E' fatta, sto gia’ scrivendo le dimissioni ma 'sto Nicholas e' determinato quanto me, visto che si mette a squillare anche il cellulare, con il temuto chiamante in grassetto: Sydney Wildlife! Spesso ormai non rispondo nemmeno al cellulare e rimando un sms dicendo che sono ad una conferenza a Melbourne o ad un meeting a Canberra (penseranno che 'sto volontario e' inaffidabile ma e' almento un professionista di successo, azzeccando fatalmente nel primo caso ma non nel secondo). Rispondo, non so nemmeno io perche' e il tono di voce accorato di questo Nicholas abbassa subito le mie difese, quando poi mi dice che questo xcxfagejdid[ejre;l;' kuka (capisco solo kuka ma non e' un kukaburra, il mio uccello preferito. Se no avrebbe detto kukaburra. E poi forse non ha nemmeno detto kuka.   Odio l'inglese e odio come lo parlano gli australiani!)  e' da ieri presso il veterinario di Randwick che non ne vuole sapere e non gli ha nemmeno dato da mangiare perche' e' un piccolo, un pulcino si dice qui.
Jesus un piccolo che non mangia da ieri, a Randwick poi e anche se e' un xcxfagejdid[ejre;l;' e forse anche kuka e' pur sempre un piccolo abbandonato senza nessuno che si occupi di lui.  Ok non ho il rescue basket, non posso tenerlo con me (ma allora e' gia' deciso che vado a soccorrerlo?),  Ire e Roby arrivano in aeroporto e poi e' arrivato anche Dylan da Canberra per stare un po' di giorni con noi.  Ho tre ragazzi famelici a cena, non ho il rescue box, non so cosa farne del non-so-nemmeno-io che animale sara' ma rispondo a Nicholas che va bene, che me ne occupo io e che il diavolo mi porti.

Scatta la fase operativa e in questo, anche se non capisco l'inglese e non ho il rescue box, sono sempre un calibro.
Dopo memmeno un'ora, aver ficcato della pasta al forno improbabile nell’oven, recuperato il rescue box, cercato legnetti nel caso fosse un uccello con artigli (oddio speriamo almeno che sia un uccello, per quel che ne so io xcxfagejdid[ejre;l;' kuka potrebbe essere qualunque cosa), preso l'asciugamano preferito - quello dei miei di Cuccioli quando li portavo in piscina, azzurro con ricamato il logo di Solletico in rosso (mi da coraggio usare quell’asciugamano quando sono in spedizione-soccorso, quasi come se avessi accanto il mio erpeto-psicologo preferito o la mia impavida e tosta ragazza) e naturalmente sbaglio strada. 
Ale appena rientrato stanco dal lavoro mi vede affannarmi tra due telefoni, google map, ceste, asciugamani, legnetti, maglietta Sydney Wildlife d'ordinanza e sulla porta mi chiede se so la strada.  Certo che so la strada, sono un Rescuer patentato, in missione per conto del Dio Pan, figurati se non so arrivare in Baker Street a Randwick.  Certo che non ci so arrivare, sono tutte uguali le strade qui e poi non si vedono mai i cartelli delle vie e poi 'sta guida a sinistra, che stress) ma infine ci arrivo.

La receptionist del veterinario e' al telefono e mentre parla le cadono gli occhi sulla mia maglietta d'ordinanza, chiede al suo interlocutore dall'altra parte del telefono (sara' una persona o il Dio Pan in persona?!) di aspettare un attimo, mi chiede se sono di Sydney Wildlife - ovvio che si, basta saper leggere -  e senza parlarmi del xcxfagejdid[ejre;l;' kuka  o salutarmi o chiedermi a che ora Ire e la Roby arrivano all'aeroporto, se qualcuno stara' curando l'improbabile pasta nel forno in Simpson Street, mi chiede se posso correre non-capisco-dove a recuperare una magpie che e' incastrata in un non-ho-capito-cosa.
Eh no, questo e' troppo!  Sono qui per il o la xcxfagejdid[ejre;l;' kuka dovrebbe saperlo!  Liquida il povero malcapitato alle prese con la magpie incastrata e in modo brusco mi conduce nel retro dove, tra barboncini rasati a meta', una gabbia piena di gattini (perche' non devo soccorrere dei micetti? sarebbe cosi' facile...) e scatoloni accatastati, c'e' una grande gabbia coperta da un telo chiaro.  Mi molla li' e se ne va.


Io tolgo il telo e mi innamoro.
Sul trespolo piu' basso, raso terra ci sei tu, la cosa piu' brutta e tenera che abbia mai visto in vita mia.
Un uccellaccio grosso come un piccione ripieno e con un enorme becco appuntito che  inizi  ad aprire ripetutamente appena mi vedi, per chiedermi da mangiare.  Io non ho cibo per te xcxfagejdid[ejre;l;' kuka ma ho gia' scatenato una task force, ti porto da Josha che e' un mito dell'ornitologia australiana e che tra l'altro ne sta gia’ crescendo altri della tua specie (beato lui che ha capito di che specie sei, Piccolo), lui sapra' di certo cosa fare di te.  Smettila di aprire il becco che io cerco di prenderti. Svolazzerai come quegli odiosi rainbow lorikeet, starnazzerai come quel piccolo currawong che ho preso qualche tempo fa?     Non farmi fare brutte figure, please xcxfagejdid[ejre;l;' kuka , non e’ giornata, cerca di collaborare.
Prendo l'asciugamano di  Solletico, schermo lo sportello della gabbia per paura che voli via ma si vede lontano un chilometro che sei cosi' "piccolo" che non solo non sai ancora volare ma non sai nemmeno mangiare da solo. Con l'asciugamano potrei coprirti per afferrarti, come ci hanno insegnato al corso di rescuer.
Non so perche' ma mi fai troppa tenerezza per coprirti come un uccellaccio qualunque e allora, piano piano, ti prendo tra le mani.  Fai solo un verso troppo debole per la tua stazza, devi essere davvero sfinito e con un bisogno gramo di nutrimento.
Ti metto nel rescue box e ti aiuto ad afferrare con gli artigli il legnetto che ho incastrato da parte a parte, ti senti piu' sicuro adesso, mi guardi e ricominci ad aprire ripetutamente l'enorme becco.  Lo so, Piccolo, che hai tanta fame, Josha ti nutrira', porta pazienza ancora un pochino.  E' bello che non sei spaventato e sembri abbandonarti alle mie cure.
Chiudo il coperchio, metto sopra Solletico cosi' non ti agiti vedendo i gattini, il barboncino spelacchiato a meta', la brusca e antipatica receptionist e siamo gia' in macchina.  Ai semafori rossi ti tolgo Solletico e ti guardo tra le fessure del rescue box, anche tu mi guardi e accenni ad aprire il becco ancora ma per fortuna scatta il verde cosi' non soffro di non avere un cicciosissimo lombrico da infilarti nel gozzo. Infine arriviamo da Josha che ti prende e si tiene il mio rescue box.
Devo assolutamente recuperarlo perche' non mandero' proprio nessuna mail di dimissioni a Sydney Wildlife... incontrarti, oggi, xcxfagejdid[ejre;l;' kuka mi ha davvero resa felice.

Per la cronaca, ho scoperto che e' il cuculo gigante (o cuculo becco scanalato, Scythrops novaehollandiae, Latham 1790) che da adulto puo' diventare lungo 58–66 cm e pesare 550-930 grammi. 
La bella foto e' di un adulto fotografato allo zoo di Adelaide e presa da Wikipedia mentre quella brutta e' di xcxfagejdid[ejre;l;' kuka ed e' stata presa da me, col cellulare e peggio di cosi' non poteva venire.